Gli ultimi appunti di Josè Saramago

"Penso che nella società attuale ci manchi la filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo determinato, come la scienza che invece procede per soddisfare i suoi obiettivi. Ci manca la riflessione, pensare, necessitiamo del lavoro di pensare e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte." Gli ultimi appunti di Josè Saramago

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giovedì 31 dicembre 2009

SOLSTIZIO D'INVERNO: IL SOLE SI FERMA E RINASCE ALLA TERRA


Il Solstizio d'Inverno è la porta stretta sul cammino dell'Attesa.
È un momento di passaggio ciclico considerato fin dall'antichità magico e drammatico: i giorni diventano sempre più corti e bui, fino ad arrivare alla notte più lunga dell'anno.
L'oscurità prende il sopravvento sulla luce, la notte è più lunga del giorno.
Tutta la natura è come sospesa in questa morte simbolica che attende una resurrezione. Morte della luce, morte del sole come divinità fecondante e portatrice di calore, di vita, di benessere.
Il sole cede il posto alla tenebra, per poi rinascere come rigenerato.
La notte è padrona e il buio è totale.
Avviene in natura che mentre la terra diviene spoglia di vegetazione, la forza vitale si concentra alle radici delle piante, nell’humus della terra. Gli spiriti di natura riposano in pace nel grembo della terra, trattenuti dalla forza di gravità: mentre nel mondo di sopra tutto è freddo e oscurità, essi tessono la trama della vita del nuovo anno.
In quanto stazione del Sole, esso contiene un interrogativo di stasi, di regresso, di morte, che poi felicemente si scioglie nella ripresa del cammino ascensionale dell'Astro.
Una antica commovente nenia cristiana recita proprio così:

Fermarono i cieli la loro armonia,
cantando Maria la nanna a Gesù.

Tutto si ferma, perchè tutto possa rinascere, ricominciare.
Le giornate dopo il solstizio divengono sempre un po' più lunghe, e di nuovo il potere del Dio Sole cresce e si manifesta nella sua luce.

È una simbologia carica di valenze magiche e propiziatorie centrate sul mito della morte - rinascita.
Morte del vecchio per il nuovo, morte del vecchio e usurato Dio Sole per la vitalità del Sole Fanciullo, morte del seme nel grembo della Madre Terra che si apre ad accoglierlo.
Intorno alla data del 25 dicembre quasi tutti i popoli hanno sempre celebrato la nascita dei loro esseri divini o soprannaturali: in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horus, e il padre Osiride si credeva fosse nato nello stesso periodo; nel Messico pre-colombiano nasceva il dio Quetzalcoatl e l'azteco Huitzilopochtli; Bacab nello Yucatan; il dio Bacco in Grecia, nonché Ercole e Adone o Adonis; il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, era festeggiato dalle genti del Nord; Zaratustra in Azerbaigian; Buddha, in Oriente; Krishna, in India; Scing-Shin in Cina; in Persia, si celebrava il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore ed a Babilonia vedeva la luce il dio Tammuz, "Unico Figlio" della dea Ishtar, rappresentata col figlio divino fra le braccia e con intorno al capo, un'aureola di dodici stelle, proprio come la Vergine della cristianità.

Il Solstizio d'Inverno corrisponde, a livello interiore, alla presa di coscienza della vera spiritualità, in quanto uscita alla luce, all'apertura del centro energetico che si trova sulla sommita del capo, il chakra della corona, il Kether dell'albero sefirotico.
Esso rappresenta il settimo livello del sistema dei chakra e corrisponde a ciò che nella Cristianità viene indicato come il settimo cielo.
È lo stato di consapevolezza della libertà assoluta, la sede del Creatore.

E' dunque questa la storia ciclica di ciascuno di noi, storia biologica, storia interiore, storia cosmica. Uno dei più ingegnosi filosofi che la terra abbia avuto affermò un secolo fa che "Es gibt so viele Morgenröten, die noch nicht geleuchtet haben". Frase intraducibile in italiano che però possiamo interpretare così: L'ALBA PIù BELLA NON HA ANCORA REGALATO LA SUA LUCE.
A tutti voi, un sincero augurio di vita, piena di nuova luce!

mercoledì 18 marzo 2009

ED ECCO IL LOCO OVE CONVIEN CHE DI FORTEZZA T'ARMI

Il riposo quieto della mente non esiste. È un’utopia. Un’illusione da ricchi arricchiti. Un veleno che ammazza a freddo. E se provi a non inciampare in un delirio senza senso invece ti ritrovi con la bocca di sangue per quanto forte hai sbattuto i denti. La mente a riposo è una ridicola libidine che a conti fatti ti riduce in poltiglia, fa di te un fantoccio.
Mi bruciano le mani a pensare che per tanto tempo le ho lasciate inerti. Mi si infiammano le vie respiratorie ogni volta che ritorno lì dove ogni respiro si è interrotto. Mi si insanguinano gli occhi se solo rivedo quante cose ho lasciato scorrere senza intervenire. E il mio corpo è come asfalto che ribolle, mentre la sabbia mi dilania la bocca, il vento leviga dove è già tutto scorticato, e frantumi di vetro fanno della mia pelle un mosaico di sofferenza.

martedì 24 febbraio 2009

TEORIA DEI GIOCHI

Data una situazione di conflitto, la soluzione più competitiva e più cooperativa deriva dall'interazione e dalle decisioni dei singoli. I risultati sono retroattivi, date le regole del gioco e inteso che ciacuno adotta una strategia.

sabato 21 febbraio 2009

VESPRO FORLIVESE

"Preparami un eufemismo, fratello."
"Un che?" chiese il barista.
"Un Cubalibre"
(Luis Sepulveda)

mercoledì 11 febbraio 2009

IL SILENZIO E' D'ORO, MA PESA COME IL PIOMBO

Ci sono silenzi che hanno la pienezza del vuoto rivoltante. Ci sono atteggiamenti di astensione di azione che sono intrisi di bugie e rabbie represse. E spesso si tenta di rovesciare tutto questo marciume addosso a qualcuno per misero sadismo o peggio ancora per sensi di colpa aberranti.
Il silenzio e la calma spesso nascondono soltanto paure e insicurezze. E chi detiene questi atteggiamenti è altresì convinto che sia il migliore atteggiamento possibile. La traduzione italiana corretta di questo modo di essere e di comportarsi sarebbe in verità INDOLENZA, ACCIDIA.
Perchè io credo che sia facile confondere il movimento con l'azione. Il che è terribile.