Gli ultimi appunti di Josè Saramago

"Penso che nella società attuale ci manchi la filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo determinato, come la scienza che invece procede per soddisfare i suoi obiettivi. Ci manca la riflessione, pensare, necessitiamo del lavoro di pensare e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte." Gli ultimi appunti di Josè Saramago

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lunedì 21 giugno 2010

Il fine giustifica i mezzi?

Si attribuisce a Niccolò Machiavelli la fatidica frase "Il fine giustifica i mezzi." Lui non l'ha mai pronunciata, ma evidentemente la sostanza dei suoi discorsi era questa. Che sta a significare che la politica è amorale. Ciò che conta, egli sosteneva, nella condotta di un capo di Stato è il fine e il raggiungimento del fine rende lecite delle azioni, anche se queste non sono in linea con un codice morale. Ma, purchè la suprema lex sia la Salus rei publicae, all'uomo di Stato ogni cosa è permessa.
Nel lontano 1984 un grande della giurisprudenza, tale Norberto Bobbio, si interrogava sulle teorie politiche di Machiavelli applicando pragmaticamente la riflessione ai giorni nostri. Persuaso anch'egli che politica e morale fossero due campi topologicamente distinti, egli fece luce in maniera magistrale su un concetto delicatissimo: l'etica politica. L'etica politica è l'etica di colui che svolge attività politica, ma l'attività politica nella concezione di chi svolge il proprio argomento partendo dalla considerazione dell'etica professionale non è il potere in quanto tale, ma il potere per il raggiungimento di un fine che è il bene comune, l'interesse collettivo o generale. Non è il governo, ma il buon governo. Uno dei criteri tradizionali e continuamente rinnovati per distinguere il buon governo dal mal governo è per l'appunto la valutazioneper il conseguimento o meno di questo fine specifico: buongoverno è quello di chi persegue il bene comune, malgoverno è quello di chi persegue il proprio.
La politica è quindi superiore alla morale? Ovvero: il fine giustifica i mezzi? Se sì, chi giustifica il fine? Forse che il fine a sua volta non deve essere giustificato? Ogni fine che si proponga l'uomo di Stato è un fine buono? Non deve esservi un criterio ulteriore che permetta di distinguere fini buoni da fini cattivi? E non ci si deve domandare, se i mezzi cattivi non corrompono per avventura anche i fini buoni?
Se l'etica politica è l'etica dei risultati e non dei principi, lo è di tutti i risultati? Se si vuol distinguere risultato da risultato non occorre ancora una volta risalire ai princìpi? Si può ridurre il buon risultato al successo immediato? I vinti hanno sempre torto per il solo fatto di essere vinti? Ma il vinto di oggi non può essere il vincitore di domani?

Citazioni varie da N. Bobbio, Etica e politica, Micromega 4/86

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