
Chi è maestro nell'arte di vivere distingue poco fra il suo lavoro e il suo tempo libero, fra la sua mente e il suo corpo, la sua educazione e la sua ricreazione, il suo amore e la sua religione. Con difficoltà sa cos'è cosa. Persegue semplicemente la sua visione dell'eccellenza in qualunque cosa egli faccia, lasciando agli altri decidere se stia lavorando o giocando. Lui pensa di fare entrambe le cose assieme.
Essendo il 6 gennaio l'ultima delle 12 Notti Sante, (i dodici semi il cui frutto sarà ciascun mese dell'anno futuro) secondo la tradizione Cristiano-ortodossa, mi pare che questo pensiero sia un ottimo augurio per il nuovo anno.
RispondiEliminaVi ritrovo, non solo il miglior spirito Zen (mente-zen - mente-di-principiante) ma anche lo spirito della miglior tradizione spirituale europea. Penso a Goethe e Huizinga (Homo ludens) che, in modo diverso non distinguevano il lavoro dal gioco.
Qui sta il vero riscatto da ciò che gli Ebrei chiamavano "peccato" originale.
E' a causa di quello che il lavoro diventa maledizione: partorirai nel dolore e lavorerai la terra col sudore della fronte!
Se l'avessi letta in gennaio le direi che il buon anno è assicurato, leggendola in agosto si può dire che già del lavoro (pardon, GIOCO) è stato fatto!